05.02.2014
Рецензія на книжку:
Нікітін Олексій. Istemi_
(Переклад:
Laura Pagliara)
Il mio indirizzo è istemi@ukr.net”, esordisce il narratore. “Se mi capita di dettarlo, dall’altro capo del telefono mi chiedono immancabilmente: ‘isto che?’ ‘Istemi è un nome’, rispondo e faccio lo spelling: ‘Ai, es, ti, i…Istemi’”. Lui si chiama Aleksandr Davydov. Ma quando ha registrato la casella di posta, gli indirizzi con quei nomi erano già occupati, e non aveva voglia di scervellarsi “a inventare cose con numeri, tipo davidov04. Un nome è un nome… Allora mi è tornato in mente Istemi”. Chi era Istemi? Nelle enciclopedie è menzionato un personaggio con questo nome, fratello minore di Bumin. “Quindici secoli fa, con l’aiuto di cinquantamila cavalieri Oghuz, i due guidarono la loro tribù contro il Khanato dei Juan-Juan. Il Khanato dei Juan-Juan cadde di buon grado, quasi attendesse solo la comparsa di due fratelli qualsiasi”, e “alcuni dettagli” della sua storia, ricorda ancora Davydov, “si possono trovare nello Sciahnamé”, il “Libro dei Re” che è il poema nazionale iraniano. L’Istemi dell’e-mail di Davydov è invece un altro. “Fu l’ultimo signore assoluto del Khanato turco di Zaporoz’e. Pose fine alla guerra contro i califfati islamici e, al tempo della crisi per la penisola di Taman, mise a riposo il viceatamano Bagratuni e volò di persona a Tver’ per appianare le divergenze con gli slovenorussi. Non ebbe paura di perdere la faccia davanti al presidente Betancourt e alla fine vinse – non una guerra, no – vinse la pace. Era autoritario con il governo e spietato con il parlamento. A volte io stesso lo temevo”. Ulteriori particolari ci informano che nella Costituzione di Zaporoz’e “il khan nomina il primo ministro, ma è il parlamento che conferma la nomina”, che la religione di stato è l’ebraismo, che l’unità monetaria è la “valuta forte” della grivnia, che ha una solida economia basata su industria metalmeccanica, chimica e agricoltura e un esercito di un milione di uomini con un potente arsenale nucleare. Sono gli stessi particolari che ci fanno capire perché di questo Istemi oggi “nessuno si ricorda più”. Il Khanato di Zaporoz’e infatti non è un paese stabilito “a priori”, spiega Davydov, usando “una formula di analisi matematica”, agli agenti del Kgb che nel 1984 hanno arrestato lui e i suoi quattro compagni di università che si erano proclamati Istemi Khan di Zaporoz’e, Carlo XX Imperatore del Sacro Romano Impero, Stephane Betancourt, presidente della Confederazione slovenorussa, Califfo Al-Alì, presidente dei Califfati Islamici Uniti e Undur Geghen, Lama della Mongolia. Anche se quest’ultimo si è limitato a ordinare ai suoi sudditi di entrare tutti nel Nirvana. A mezza strada, non solo cronologica, tra le “Finzioni” di Borges e un videogame, “Istemi” (tradotto in italiano da Laura Pagliara) è solo un gioco. “Adottammo un algoritmo comune per il calcolo degli eserciti, dell’incremento demografico e dello sviluppo tecnologico. Anni dopo, trovai qualcosa di molto simile. Ma che ‘civilization’ poteva esserci nel 1983 a Jablonevoe? Noi giocavamo e basta. E comunque, non c’era altro da fare. Non si può sempre bere vodka. Viene a noia”. In realtà il marchingegno è così bene architettato che gli agenti del Kgb quando entrano nello spirito della faccenda, dopo aver sospettato chissà che complotti, invece di rilasciare i fantasiosi giovanotti li trattengono per un po’, per poter giocare con loro. Ma vent’anni dopo, in un’Ucraina post sovietica dove lavora per la ditta produttrice di una bibita americana, Istemi-Davydov riceve una mail con un’inquietante ultimatum: chi sta risvegliando il passato? Nato a Kiev nel 1967, divenuto scrittore a tempo pieno dopo essersi improvvisato imprenditore, forse Nikitin vuole costruire una metafora sulla dissoluzione dell’Unione sovietica. Un inquietante gioco degli specchi, in cui nulla è quel che appare.
FOGLIO QUOTIDIANO
(Джерело:
Il Foglio)
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